Il corona virus è abbastanza brutto – Perché abbiamo anche la paura?
Sembra che non sia alcun luogo al mondo in questo preciso momento che non stia soffrendo per la presenza del corona virus e delle sue conseguenze.
E ciò porta molta paura ed ansia. Questo è naturale, certo – ma ciò non significa che bisogna dare la paura per scontata. Non dobbiamo cadere nella trappola che poiché la paura è naturale non la possiamo cambiare. Certo che lo possiamo!
Questo è il punto fondamentale che precisa il Buddha: questa è l’essenza dei suoi insegnamenti e della pratica. La nostra mente non è fatta di pietra. La possiamo cambiare. “Mente” qui non significa qualcosa come cervello. Questa non è l’abilità del Buddha. La sua conoscenza, la psicologia buddista, riguarda l’effettivo processo cognitivo soggettivo, la nostra miriade di pensieri, sentimenti ed emozioni. Se possiamo cambiare quello che è nella nostra mente, ovviamente per prima cosa dobbiamo diventare familiari con quello che c’è dentro.
Come sappiamo, secondo l’analisi buddista , i contenuti della nostra coscienza mentale – tutti i pensieri, i sentimenti e le emozioni – possono essere essenzialmente divisi in tre categorie.
- Tutte quelle emozioni basate sull’io che conosciamo così bene: gli stati mentali nevrotici, illusi, disturbati come l’attaccamento, la rabbia, la gelosia, la bassa autostima, e tutto il resto, che ci limitano, ci tagliano fuori dagli altri, ci opprimono e ci portano alla sofferenza e infine a danneggiare gli altri.
- Tutte le emozioni produttive, non basate sull’io, che pure conosciamo così bene: come l’amore, la gentilezza, la pazienza, il perdono, la fiducia in se stessi e tutto il resto, che ci aprono, che sono la fonte della nostra felicità, del nostro equilibrio e della nostra capacità di essere di beneficio agli altri
- Mi riferisco al terzo gruppo come ai meccanismi della nostra mente: le parti di cui abbiamo bisogno per poter funzionare; sia che siate un assassino o un meditatore, avete bisogno di concentrazione, attenzione, intenzione, discriminazione, consapevolezza ( che è essenzialmente memoria a breve termine.
Come Lama Zopa Rinpoce dice, “I ladri hanno bisogno di consapevolezza!) Quindi, dove si colloca la “paura” in tutto questo? Curiosamente, non ha una sua collocazione nella lista degli stati mentali nevrotici – semplicemente perché la paura è il sapore, la qualità, l’energia, la vera natura di tutti questi. Essi sono radicati nella paura! Sono le voci della principale illusione, del principale prodotto della fantasia, il primordiale afferrarsi ad un “io” separato, concreto, granitico.
Riguardo al corona virus le due principali illusioni in gioco sono l’attaccamento e l’avversione, più l’afferrarsi agli oggetti come permanenti, immutabili. L’attaccamento è la costante fame emozionale di avere solo cose piacevoli, solo le cose che “io” voglio. L’attaccamento ha un bisogno estremo che tutto sia bello, confortevole, non minaccioso. È lì tutto il tempo, puntellando ogni cosa, profondo nelle nostre ossa. E per di più, presuppone di meritare soltanto cose belle! Che arroganza! Il millisecondo che l’attaccamento non ottiene ciò che vuole – e certamente non vuole il corona virus o nulla a che fare con esso – sorge l’avversione, e in dipendenza dalla nostra personalità si può manifestare come rabbia, turbamento, irritazione, persino disperazione e depressione. Unito a questo c’è il presupposto che le cose belle non debbano cambiare, non cambieranno – come osano cambiare!
Semplicemente non possiamo sopportare il pensiero che siano turbate quelle cose belle, la nostra comfort-zone, così aggiungiamo un altro strato di sciocchezze, un altra fantasia: crediamo, assumiamo che lo status quo sia permanente, immutabile. Tutto questo conduce, si riduce, include – la paura!
In altre parole, avendo queste nevrosi primordiali, al livello di presupposti – attaccamento, avversione, afferrarsi agli oggetti come immutabili – ci causiamo sofferenza: panico, ansia, paura. Questo è tutto. E la paura peggiora ogni cosa! È abbastanza brutto che le cose brutte accadano, perché avere anche paura? Ci fa fermare bruscamente. Non ci fa fare nulla, non possiamo funzionare, non vediamo oltre il nostro naso. Cosa fare? Cambiare i nostri presupposti, scavare profondamente, identificare le elaborate storie concettuali che rafforzano il nostro attaccamento e avversione e l’afferrarsi all’immutabilità, e abituarsi a discuterli, non credere in essi, non crederci.
Certamente è dura! Ma possiamo farcela. Possiamo essere coraggiosi.
L’aprirci alla realtà delle cose brutte, le cose che l’attaccamento non vuole, ci calma, ci stabilizza, ci rende più ragionevoli, più sensibili – meno paurosi. Quindi possiamo comprendere che siamo tutti sulla stessa barca e avremo compassione anche per gli altri. Un passo alla volta!
~ Robina Courtin